La notizia appena giunta sul nuovo regolamento FIN / FINA riguardante il nuoto in acque libere ( LEGGI QUI ) ha avuto l’effetto di una vera e propria deflagrazione nel mondo di appassionati OPEN WATER.
Quest’estate, al primo anno di Italian Open Water Tour, abbiamo portato avanti una linea molto decisa sulla gestione degli “assetti ” di gara … “forse” avevamo centrato il punto focale dell’intera questione: permettere a tutti di potersi cimentare nel nuoto in acque libere, rispettando la libertà di ognuno di scegliere per il proprio meglio.
Siamo stati aspramente criticati quando abbiamo proposto un regolamento che differenziava le classifiche tra “con muta” e “senza muta” accomunando tutti gli “assetti” al di fuori del costumino. Addirittura siamo stati additati come incompetenti quando ci siamo fatti paladini solamente di una filosofia: tutti possono nuotare come vogliono, in piena libertà e in totale rispetto per ogni scelta, partendo però dal presupposto che il nuoto “semplice”, da costumino, è molto diverso da quello in cui i materiali utilizzati fanno grande differenza (anche tra di loro nella qualità) senza voler neanche entrare nella valutazione di suddette differenze.
Il ragionamento crediamo fili: anche se siamo “garette fuori circuito” crediamo sia necessario provare a non fare “guerre di religione” ma semplicemente usare il buonsenso.
E’ innegabile che l’utilizzo in acque libere di costumi che non siano quelli tradizionali abbia diverse matrici ed un unico comune denominatore.
Le diverse matrici sono rappresentate, in ordine sparso e di equivalente importanza: dalla voglia di partecipare a competizioni non alla portata della propria preparazione fisica e mentale all’effettivo problema legato alla percezione del freddo, dalla mancanza di fondamentali di galleggiamento necessari per affrontare onde e correnti alla “sola” voglia di migliorare le proprie prestazioni nell’ambito della competizione non solo riferendosi alle classifiche assolute ma anche tra amici o semplicemente per la propria soddisfazione personale.
Sia ben chiaro: tutte motivazioni che noi crediamo avere piena legittimità e dignità.
Qual è il minimo comune denominatore? Usare materiali per migliorare la propria prestazione, di qualunque livello si tratti: senza di loro la propria prestazione sarebbe differente.
La nostra volontà di “tutelare” chi gareggia col solo col costumino non nasce da nessuna contrapposizione ma dalla consapevolezza che il nuoto coi costumi tradizionali sia una trincea democratica in uno sport, storicamente, tra i meno condizionati dai materiali, che sta subendo grandi cambiamenti.
Siamo convinti che se l’evoluzione dei materiali tecnici rappresenta il viatico per avvicinare nuovi appassionati al nostro amato sport debbano essere assolutamente i benvenuti come anche però che tutti coloro i quali si sono innamorati dell’open water proprio per l’assenza di elementi tra sè stessi e l’acqua vadano parimenti rispettati.
Sappiamo che aver equiparato mute a costumoni è stata considerata da molti un’eresia ma noi non siamo voluti entrare nel merito: non sarà certo un’omologazione o meno a convincerci che non siano stati creati entrambi partendo dal minimo comune denominatore di cui sopra.
Non possiamo non notare che la “storia” ci stia dando ragione…visto che è evidente come si stia per aprire l’era delle mute omologate: che la “soglia” dell’accettatto sia pronta a spostarsi ulteriormente, dopo il costumone, anche tra i nuotatori di lungo corso?
A nostro parere tutto questo non è in alcun modo riconducibile alla valutazione circa la sicurezza personale nelle gare: la sicurezza nelle gare la fa l’assistenza, non certo i materiali con cui si nuota. Mischiare questi due ragionamenti ci appare pretestuoso e poco pertinente.
Sulla sicurezza bisognerebbe aprire un capitolo a parte, dal canto nostro siamo molto orgogliosi di esser stati a Noli la “nuotata pilota” di un progetto di assistenza sanitaria ed in acqua (ad esempio coi defibrillatori su alcune barche) curato dal Prof. Alfredo Rossi che, in concertazione con la Società Nazionale di Salvamento, sarà edito e protocollato presso gli uffici competenti prima dell’inizio della stagione open water 2017.
Appare lapalissiano che poter garantire progetti di questo tipo, nell’interesse di tutti, sia dei “con” che dei “senza” muta, sia un’enorme onere per gli organizzatori delle gare: è questo che dovrebbe sempre fare la differenza nelle valutazioni di un evento.
Continueremo quindi a portare avanti le classifiche “al naturale” e “con muta” (includendo tutto ciò che non è costumino) rispettando tutti alla stessa maniera e lasciando piena autonomia ai partecipanti, certi che quello che deve essere preservato sia lo spirito con cui ci si iscrive alle gare e null’altro: innanzi a una gara, di qualsiasi natura, di qualsiasi circuito, se le regole piacciono è giusto iscriversi, in caso contrario… le acque libere sono ampie e libere per definizione. Nessuno si sentirà offeso.
La birra finale, con Italian Open Water Tour, è assicurata per tutti!
OPEN WATER OPEN MIND!