IOWT Noli 2022.

Ho lasciato decantare un paio di giorni un week end talmente intenso da avermi azzerato sia fisicamente che mentalmente. Organizzare gare in acque libere “quelle vere” come in tanti dicono (io in primis…) significa poi trovarsi davanti anche alle condizioni “vere” del mare e ad un momento in cui il patto di fiducia tra nuotatori e organizzatori viene messo alla prova: mettersi tutti alla prova in condizioni davvero difficilissime o lasciare che le “vere” acque libere siano vere fino al punto di relativa calma?

Lo scorso anno abbiamo portato a casa, nelle stesse giornate in cui a pochi chilometri venivano annullate le gare dei campionati italiani master, una 6000 mt pazzesca a Baratti (LI) con 28 nodi di scirocco. Quest’anno, a Noli, abbiamo preso la stessa decisione: “continuiamo!”

Queste decisioni, è bene specificarlo, non si prendono di pancia o “a sentimento” ma solo quando in acqua c’è un team preparatissimo che era, in questo caso, rappresentato da responsabili nazionali della Società Nazionale di Salvamento (presenti sui mezzi…non solo in passerella), dagli appassionati ragazzi della Lega Navale di Noli e Spotorno, dagli Angeli del sup (che non sono semplici sup… ma atleti bagnini tutti collegati tra loro con radio vhf), dall’unità cinofila Gli dei dell’acqua (anch’essi tutti brevettati) e da una direzione gara che ha visto partire e finire centinaia di gare.

Organizzare una gara in linea in mare è complicato, mi risulta ce ne siano oramai solo 3 o 4 in Italia, non a caso considerate tutte come le più storiche e importanti del nostro mondo. In una 7000 in linea come la Finale Ligure – Noli ci sono sempre almeno due gare in una, a volte tre.

Come prassi ero su un gommone, in testa alla gara, con l’intento di provare a “prevedere” eventuali problemi quando mi segnalano, con i primi ai 3500 mt circa, che circa un chilometro dopo era partita una boa (che in gergo significa che si stava muovendo). Decido di andare io a provare a riposizionarla, afferro la cima e la sento molle ma non completamente, la issiamo e in quel momento ho capito cosa ci aspettava: l’àncora (di quelle vere…)  si era spezzata per la pressione della corrente. Passa un minuto e parte una tramontana micidiale a 20 nodi che appiattiva il mare in direzione atleti i quali si sono trovati così in faccia un vero e proprio muro di corrente.

Un pescatore nel pomeriggio mi dirà “certo che hanno due p…le così questi nuotatori: ero là fuori e c’era da avere paura”. Già, c’era da avere paura. Chiamo subito Valerio, il nostro Direttore gara, e gli dico cosa stava accadendo “ preparati che qui c’è un muro di corrente per almeno un chilometro e mezzo”, mi giro e i sup (vi assicuro super allenati) erano già tutti in ginocchio sulle tavole che non riuscivano ad andare avanti (tutti tranne l’indomito capitano Aldo che a quel punto aveva capito che doveva tirare fuori ogni risorsa).

Avremmo avuto i mezzi per sospendere la gara e tirare su tutti, lo avremmo potuto fare ma abbiamo troppo rispetto per chi prepara una gara per mesi, viaggiando per mezza Italia, per chiuderla così. Spesso si parla di “vere acque libere” a sproposito e, forse, senza capirne bene il senso: con le “vere acque libere” non si scherza ma per poterle affrontare ci si deve preparare con molta cura e bisogna essere pronti a reagire agli eventi in pochissimi istanti.

Il cancello di metà percorso è lo strumento per non mettere a rischio gli atleti meno preparati, è uno strumento che detesto perché nessuno dovrebbe mai uscire da una gara deluso e magari arrabbiato… e quando ci è possibile la direzione gara chiude più di un occhio. Purtroppo in questo caso andava anzi irrigidito: chi a metà tempo massimo era a cavallo del cancello di metà gara, di fatto, non aveva ancora iniziato la parte di gara più dura che sarebbe stata per loro impossibile da portare a termine. La gara finisce così per una ventina di atleti, ovviamente scontenti ed in alcuni casi convinti di essere nei tempi sostenuti da satellitari che non fanno altro che portare fuori strada qualsiasi considerazione. Per farli continuare avremmo dovuto destinare tutti i mezzi della sicurezza per tutelarli sapendo bene che non ce l’avrebbero mai fatta: in mare, come nei laghi, deve sempre vincere il buonsenso anche perché tutti gli altri atleti, che in quell’inferno c’erano già, dovevano essere tutelati alla stessa maniera.

Il primo assoluto, Tommaso Gallesio, un nuotatore di caratura nazionale alla sua terza partecipazione a questa gara, ha impiegato sedici minuti in più dello scorso anno… che significa fare un altro sport. La vincitrice del Challenge 2021 Sara Petrolli oltre 22 minuti in più. Questi vogliono essere riferimenti per capire cos’era domenica la corrente a Capo Noli.

All’arrivo abbiamo visto facce stravolte anche di nuotatori di primo livello ma quelle di chi è arrivato dietro difficilmente le dimenticherò: è molto difficile da spiegare quella via di mezzo tra l’essere sul filo del non farcela neanche a camminare e iniziare a godere di quello che si è appena fatto. Arrivano le 3 ore di tempo massimo, mi sento con il direttore gara Valerio: c’è ancora un atleta in acqua che però aveva oramai passato il “muro” di Capo Noli. Il buonsenso passa sempre anche dal rispetto della fatica: decidiamo di aspettarlo 15 minuti fuori dal tempo massimo per tributargli il meritato applauso.

Quando finisce, senza intoppi, una gara così è una sensazione davvero fantastica: tutti consapevoli e stravolti ma nessuno uscito con la sensazione del rischio… semplicemente una libidine.

Ho scelto come foto quella di un grande amico di Italian Open Water Tour, Rinaldo, che questa gara in passato l’ha già portata a termine ma che questa volta è stato fermato al “cancello”. L’ho scelta perché era chiaramente deluso, ancora col dubbio più che lecito che si potesse gestire diversamente la sua gara, ma in lui ha vinto la felicità di esserci stato, di averci provato…e di essersi fidato di noi che quest’anno lo abbiamo dovuto fermare (NB il boccale era il premio finisher IOWT 2016).

Signori, queste sono le vere acque libere: in acqua e fuori.

Marcello